Associazione nata nel 2021 da un gruppo di artisti che hanno in comune il fatto di essere artisti emergenti, ma non giovani emergenti. Tutti i partecipanti infatti hanno già superato il mezzo secolo. Hanno percorso una o più vite significative con famiglia, lavoro, storia. Hanno affrontato i temi, o dovremmo dire i quesiti, dell’identificare un proprio posto nella società. Eppure questo non è bastato: come spesso succede, trovare molte risposte, genera nuove domande. In questo percorso di ricerca si sono incontrati, mossi da una consapevolezza comune: il confronto alimenta la conoscenza. Un po’ come quando, ventenni, tra amici, si fantasticava sulla vita adulta. Con la potente energia del gruppo, dove tutti mettono quello che hanno, mentre scoprono quello che cercano. Questi non giovani artisti portano nei loro lavori emozioni e riflessioni legate all’età matura, alla prossimità, a ciò che ha dato significato alla loro vita, a cosa riserva il domani. Sperimentando e condividendo sé stessi in uno spazio nuovo e mutevole, quello dell’arte contemporanea. Vivono e lavorano in Italia. Saranno presenti a YouNique Lugano 2024: MATTEO CERVONE ROBERTO PAGLIANI LUCA ZAMPINI CARLO ZOPPI MATTEO CERVONE Milano 1966, l aurea in Scienze Politiche, specializzazione biennale in Analisi Transazionale. Ho lavorato 25 anni in multinazionali di servizi operando in qualità di formatore comportamentale (12 anni), di project manager di sviluppo organizzativo (5 anni), di specialista di processi (8 anni). Negli stessi anni ho seguito un percorso personale volto ad approfondire sentimenti e desideri profondi. Ho sempre dedicato una seconda anima all’arte, ma gli importanti impegni aziendali la relegavano lontano dal quotidiano. Nel 1999 ho incontrato la fotografia digitale ed è stata una folgorazione. Ho studiato tecniche, principi d’illuminazione e cultura della comunicazione visiva. Subito ho sentito che i miei soggetti principali dovevano essere le persone, gli stati d’animo. Il processo di affinamento è stato lungo. Nel 2018 ho colto l’occasione di mettermi in proprio, ho lasciato le aziende e oggi dedico una buona parte del mio tempo alla Visual Art. I miei centri d’attenzione rimangono l’espressione delle relazioni con gli altri e con sé stessi, rievocate ironicamente attraverso media inanimati. Da un lato l’attività odierna è la realizzazione di un’aspirazione giovanile, quindi un importante punto d’arrivo. Dall’altro lato il mio vero percorso artistico è “appena cominciato”: ho tanto da esplorare, da imparare, da sentire. La realizzazione di ogni nuovo progetto è occasione per incontrare una parte di me ancora non completamente espressa. Per me oggi non è importante solo il risultato, bensì l’esperienza con cui i miei lavori vengono alla luce. Another Perspective – Project Statement Quotidianamente intenti a compiere gesti, attraversare città, muoversi verso mete inesistenti, e poi tornare al punto di partenza e ricominciare daccapo: è così che gli omini stilizzati dei semafori che campeggiano sulle strade, dall’alto della loro prospettiva, interpreterebbero la vita di ciascuno. Incapaci di comprendere le motivazioni di un incedere alle volte affannato e altre lento, assegnerebbero il colore verde alle azioni piacevoli e condivise dal resto della comunità, e il rosso ai vizi e ai tabù. Mentre il giallo, spesso il segnale più sottovalutato, rappresenta la scelta, il libero arbitrio, il cambiamento. In un gioco tra reale e immaginario, Photòr mette in scena la routine giornaliera con oggetti comuni che, nella loro imparzialità, evidenziano pregi e difetti contemporanei. www.instagram.com/photorartstudio ROBERTO PAGLIANI Nato a Carpi (MO) nel 1965. Da ragazzino voleva diventare assistente di sala operatoria. Mentre frequentava la scuola infermieri un amico gli parlò di un corso tecnico di specializzazione cinema e Tv. Rimase sveglio due notti, poi scelse di cambiare vita. Fu allora che comprese come la fotografia fosse la madre di tutte le immagini. La luce è la grammatica della fotografia, come le note per un musicista o le parole per uno scrittore. Ha cominciato nel mondo fotografia industriale: acciai, acetati, vetri. Se impari a gestire quelle luci e quei riverberi, tutto il resto diventa gioco, piacere. Nel 1983 si è avvicinato al severo e complesso mondo della fotografia di moda. Che è quanto di più vicino al cinema esista. Ogni immagine deve trasmettere il giusto messaggio, raccontare una storia. Pagliani ha due grandi punti di riferimento: la luce di Michelangelo Merisi (il Caravaggio), La narrativa di Federico Fellini: “smonti un suo film ed ogni fotogramma è una fotografia perfetta”. La persona che forse ha condensato queste due anime è Vittorio Storaro (oscar per la fotografia in Apocalypse Now). A trent’anni suonati ha scoperto la sua anima d’artista. Il corpo, nella sua essenzialità, è ciò che predilige immortalare. Da allora fotografa nudi di donna. Ha abbandonato la ricerca della perfezione tecnica, quel che gli interessa è far trasparire il racconto. E poco importa che l’immagine sia ruvida. Sporca. Imperfetta. “Il messaggio è più forte della forma”. Le sue donne si spogliano. Profondamente. Senza remore né imbarazzo. Ci fanno guadare, dritto negli occhi, le tante anime che compongono la femminilità. Oscure, contorte, delicate, sensuali, lievi… le donne di questo poliedrico artista parlano. E non vi è nulla di più affascinante dello svelamento. Della scoperta dell’umano sentire. Dell’essenza di ciò che si cela dentro a ciascuno di noi. Perché la loro storia è anche la nostra. “Fermati” Lei, in questo momento, chi vede nello specchio? Chi vedo io nell’istante in cui scatto una fotografia? Sono partito da domande e da uno “stop” forzato dal click della macchina fotografica. Con queste immagini mi costringo e vi costringo a fermarvi in un momento quasi magico, eterno e immediato… siamo davanti a lei, a lei davanti ad un’immagine comparsa in uno specchio. Nello specchio c’è lei, fuori dallo specchio c’è lei, ma non sembrano la stessa persona. C’è uno sforzo nel riconoscersi, un processo impegnativo in cui colei che è fuori viene invitata a fermarsi. Colei che è dentro lo specchio la chiama e la porta a vedere: dentro allo specchio e dentro di lei c’è un’altra donna… una donna stabile, sicura, immobile e certa nelle sue posizioni e nei valori, una guida, un faro, un punto di riferimento. Lo specchio in queste immagini non riflette una sterile immagine esteriore, già vista, ma una visione profonda e intima di noi stessi, che ci dona calma, costanza degli intenti e profonda sicurezza, se abbiamo la forza di riconoscerla. La vorticosa realtà esteriore si annulla nello spazio che si crea tra l’immagine riflessa nello specchio e la conoscenza (e riconoscenza) interiore. Il fermarsi, il riconoscersi, l’accettare di essere, forse, anche, una persona che ci eravamo dimenticati di essere, ma che è sempre rimasta con noi per guidarci, da dentro, è un processo interiore molto profondo che ci può donare, finalmente, un momento di pace. La vorticosa realtà esteriore si annulla nel momento in cui scatto una fotografia. Il fermarsi, cosa mi porta a riconoscere, chi si riconoscerà in quella fotografia? La sincerità che garantisce l’immagine, che offre uno specchio, se sappiamo guardare, sapremo accettarla? Lei saprà riconoscersi, nel profondo, come mai cambiata? Cell: +39 3483828201 LUCA ZAMPINI IL RICHIAMO DEGLI ALBERI “Amo gli alberi da sempre. Attraverso scatti sovrapposti, in cui esprimo pensieri e sentimenti positivi, creo immagini oniriche che vorrei invitassero gli osservatori ad ”ascoltare con gli occhi” le vibrazioni degli alberi, a perdersi come me tra le loro fronde per sentirsi parte di un meraviglioso ciclo vitale. Nato nel 1961, Luca Zampini vive e lavora a Ferrara come fotografo freelance. Figlio d’arte, ha partecipato a esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero; a concorsi nazionali ed internazionali dove ha conseguito numerosi premi ed ammissioni che gli hanno valso l’onorificenza AFIAP (Artiste FIAP/ Fédération Internationale de l’Art Photographique) nel 2014 ed EFIAP (Excellence FIAP) nel 2016. Sue stampe fine art della serie “ABBRACCI. Il richiamo degli alberi” sono oggi presenti in collezioni private in Italia, Francia, Spagna, Olanda, Inghilterra ed Europa dell’Est. Diverse sue foto sono pubblicate su cataloghi d’arte contemporanea e fotografia oltre che in importanti riviste del settore. E’ uno dei soci fondatori dell’associazione EMERGENZE FOTOGRAFICHE Guarda il VIDEO Per saperne di più e lasciarvi abbracciare dal suo pensiero: CARLO ZOPPI Carlo Zoppi, classe 1964, fotografo autodidatta, guidato dalla passione e dall’istinto, dice di sé che in quasi tutte le sue attività ha cominciato a studiare da grande, per dare un senso logico ai suoi lavori: questo lo ha portato a trasformare un hobby in un’attività artistica e professionale. Tramite la fotografia, da decenni, presta i propri occhi a chi non riesce ad osservare particolari, momenti, dettagli del mondo circostante. Coglie quell’esatto momento in cui i dettagli che lo colpiscono sono più vivi e ne mantiene la realtà, a volte portandola al limite dell’astrazione, per offrirla a chi, per superficialità, fretta, oppure assenza fisica, non può vederli. Questo differenzia i suoi scatti dalla classica cartolina: lui invita a guardare nel paesaggio, non il paesaggio, o ad entrare nei dettagli di un viso, di un fiore o di un oggetto, invece che ammirarne l’aspetto esteriore, contrariamente a quanto richiesto dalle tendenze moderne che privilegiano le apparenze con l’esaltazione della bellezza effimera. In vari decenni di scatti ha unito la creazione di scatti spesso ermetici o apparentemente astratti, ad una ricerca del reale, fino ad avvicinarsi all’iperrealismo pittorico, per trovare “il vero” nelle immagini, come risultato di una presa di coscienza che va di pari passo con la sua costante ricerca del proprio sé in un percorso di introspezione. Il correre del tempo, anche verso la fine dell’esistenza, rappresenta una sua ossessione e lui si impone di muoversi con passo lento per cristallizzare momenti, situazioni, particolari emozionanti, sempre percepibili nella sua ricerca artistica. A partire dal 1996 ha esposto in varie mostre personali e collettive. Sue fotografie sono esposte presso gallerie d’arte e luoghi pubblici e presenti in collezioni private ed enti istituzionali (tra cui Provincia di Ancona, Ente Parco Naturale del Conero, Fondo Malerba per la Fotografia), altre sono state pubblicate su riviste del settore agroambientale, su Plein Air, nell’annuario dei fotografi italiani “Foto Annual 1994” e su siti d’arte online. Negli ultimi anni gli sono stati commissionati lavori nel campo della fotografia industriale e della ritrattistica, ambito in cui si avvale anche di uno studio attrezzato e dotato di un ampio parco luci (flash e luci continue). Carlo Zoppi – Artist Statement La fotografia è lo strumento che utilizzo per esprimermi artisticamente, alla ricerca di elementi di riflessione. Il mio lavoro è permeato da una ricerca introspettiva, sul significato dell’esistenza, dei segni che lasciamo nel mondo e di come lo modelliamo o ne siamo modellati, ma anche dal costante pensiero della morte e di cosa posso lasciare ai posteri. Nell’impormi di non essere fagocitato dall’incessante scorrere del tempo, mi muovo con passo lento per cogliere momenti spesso irripetibili che trovo in spazi ampi, ma anche in piccoli particolari. Creo le mie opere spesso applicando le logiche del pensiero laterale, quindi osservo in punta di piedi, per non disturbare. La loro destinazione di elezione è quella degli amanti dell’”interior design”, dei collezionisti e di chi apprezza la “fine art”, in quanto si prestano anche a ripetute letture ed osservazioni, da cui emergono sempre nuovi elementi di interesse e di riflessione. Le mie immagini artistiche risaltano stampate su alluminio o carte di alta qualità e a dimensioni medio grandi e possono essere apprezzate da chi ama il bello, sempre presente in quanto ci circonda, ma che spesso non riusciamo a percepire, proprio per la velocità che opprime la nostra vita. Gran parte delle opere è prodotta in edizione limitata. Carlo Zoppi – OPERE A YouNique – Fine Craft Art & Design Carlo Zoppi esporrà alcuni pezzi della sua produzione che è divisa in opere singole e altre facenti parte di progetti (serie). La serie “Hills”, realizzata in bianco e nero, eliminando le emozioni favorite dal colore presente nella classica cartolina fotografica e concentrando l’attenzione sui tratti distintivi del lavoro dell’uomo sulla natura, accompagna lo spettatore ad una osservazione più meditata del mondo che ci circonda, invitandolo a fermarsi a guardare con attenzione. La serie “Bubbles” appartiene ai progetti di ricerca concettuale e si presta a varie interpretazioni. Nel susseguirsi delle immagini l’autore vede il ciclo della vita, della morte, del ripetersi sempre simile, ma mai uguale, del percorso dell’umana esistenza e di ogni osservatore, come riporta nei titoli dati ad ogni immagine. La serie “Closeup” è l’anello di congiunzione tra una visione ampia del paesaggio, come ad esempio nella serie “Hills” e la ricerca concettuale di significati in alcuni particolari presente nella serie “Bubbles”. In queste immagini c’è uno specifico punto di vista che porta dentro ad un determinato ambiente o a dettagli di elementi che hanno attirato l’attenzione dell’artista. In questa serie si aprono le porte al colore e all’astrattismo. La serie “Portraits” sposta l’attenzione dell’artista sull’essere umano. Nel ritrarre volti, parti del corpo, figure intere, gioca con la luce e con i dettagli, spesso esaltandoli, al contrario di chi cerca di nascondere rughe o altri particolari, nell’effimera ricerca di un’immagine patinata, troppe volte lontana dalla reale essenza della persona ritratta. La serie “Morte viva” è intimamente legata al desiderio dell’autore di lasciare delle testimonianze ai posteri. Ecco che un elemento apparente morto, perché ormai non più utile o funzionale, viene immortalato in uno scatto e quel poco che rimane di un frutto, di una macchina, di un seme diventa ricordo del passato e segno di speranza per il futuro. Nulla è morto finché resta nella nostra memoria. La serie “Dancing in the dark” ha stimolato la fantasia dell’artista che descrive così il suo lavoro: “… Dietro di me, nel buio, si consumava una candela alla citronella che avevo usato a cena per tenere lontane le zanzare… Ecco che apparve Lei (Fiamma, quello è il suo nome) che aveva danzato davanti ai miei occhi che non vedevano, ma anche davanti alla mia fotocamera che invece, fortunatamente (?) aveva fissato i suoi movimenti, le sue pause, i suoi slanci, le torsioni, le piroette, i raccoglimenti e le distensioni in un fluttuare etereo fino al momento in cui si è stesa a terra, stanca ma felice di aver ballato solitaria nella notte fonda…” web https://www.carlozoppi.it/ instagram https://www.instagram.com/carlozoppi.phASSOCIAZIONE CULTURALE EMERGENZE FOTOGRAFICHE
Provo a rendere la poesia e il senso di benessere che sanno trasmettere.
Trovo che siano tutti belli ma per alcuni di loro il richiamo è così forte che mi è davvero impossibile resistere.
Da anni utilizzo la fotografia come mezzo per fissare le emozioni uniche e irripetibili dei nostri incontri. Vorrei donare agli alberi qualcosa di più di una semplice, bella composizione: mostrare quello che sento, non ciò che vedo!
Perché in natura ognuno di noi è foglia, ramo, albero…”
Luca Zampini
Nel 2023 il suo progetto dedicato agli alberi è stato segnalato al Milano Photofestival 2023.
Fra le ultime mostre: la personale al Salone della Gran Guardia di Padova (2021), quelle a PARATISSIMA/Torino (2021 e 2022) e quella presso il Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara (2022).Vedi anche: