La Crumb Gallery di Firenze nasce nel maggio del 2019 con l’intento di promuovere, divulgare, sostenere l’attività di artiste donne che operano nell’ambito dell’arte contemporanea (pittura, scultura, fotografia, installazioni, performance). Ha l’obiettivo di valorizzare e tutelare la produzione artistica al femminile in modo esclusivo e di contribuire a ridurre il gap economico e culturale che ancora esiste in maniera prepotente tra uomini artisti e donne artiste. È la prima galleria in Europa ad occuparsi in via esclusiva di donne. Il progetto Crumb Gallery nasce dalla passione di quattro donne: Rory Cappelli, giornalista di Repubblica che si è a lungo occupata di arte, viaggi e cultura (Art e Dossier, Carnet, Viaggi di Repubblica, curatele di cataloghi); Lea Codognato, esperta di comunicazione in ambito culturale e titolare di una delle più importanti agenzie di comunicazione d’Italia (Davis&Co); Adriana Luperto: artista poliedrica che ha esposto in personali e collettive di grande spessore, tra cui il padiglione Italia della Biennale di Venezia (2007); Emanuela Mollica: architetto specializzata nell’ambito dei beni culturali e museali (Gallerie degli Uffizi, Galleria dell’Accademia di Firenze, Musei del Bargello). Tra le artiste e le fotografe che Crumb Gallery rappresenta e promuove ci sono: Letizia Battaglia (Corpo di donna), Elena Berriolo, Cecilia Cosci, Glenda Costa, Lucia Damerino, Sélène de Condat (L’hôpital des poupées), Sophie Dickens, Maria Caterina Frani, Lucy Jochamowitz, Laura Lezza (Floral Tribute), Adriana Luperto, Tina Sgrò, Louises Will. Tra le ultime fiere a cui Crumb ha partecipato ci sono: BOOMing Contemporary Art Show 2023, The Others Art Fair 2024. Ecco le artiste che saranno protagoniste a YouNique 2025: Adriana Luperto Adriana Luperto, salentina di nascita, disegna e dipinge da quando aveva 11 anni. In Cina ha studiato tecnica tradizionale dell’acquerello su carta di riso. Negli anni Novanta ha lavorato a scenografie, murales e allestimenti a Lugano. Nel decennio successivo ha realizzato Lamiere, una serie di pastelli a cera sui fogli del Moleskine, montati su lamiere d’acciaio di medie dimensioni, che poi ha esposto a Milano nel 2005. Nel 2007 ha partecipat0 alla Biennale di Venezia esponendo al 13×17 Padiglione Italia, iniziativa curata da Philippe Daverio e Jean Blanchaert. Adriana Luperto è un’artista raffinata, dedita alla creazione di mondi in cui soffia il divino. Dove tutto è argenteo, cristallino, delicato, rarefatto. La sua mente, riflessa come in un’alchimia nei suoi dipinti a olio, nei suoi acquerelli su carta di riso o nei suoi disegni a pastello, non si sofferma sui tormenti, sulle angosce, sulla crudezza della realtà, nemmeno quando ne racconta le pieghe più crudeli. Riesce sempre a trovare una nota che infonde un senso di pace e di liberazione. Così è per le strade e le piazze, ma anche per i paesaggi di confine: gli oli su carta o su tela, vuoti di persone e di vita, riescono a restituire il senso più profondo e metafisico dello “stare insieme”, del creare spazi comuni: in quel nulla di corpi e di oggetti quotidiani, in quelle strade illuminate dai lampioni o dalla luna, attraversate da nuvole che avanzano nell’aria come eserciti silenziosi, riesce a dare un senso di infinito appagamento. GLENDA COSTA Glenda Costa vive e lavora a Siracusa, città dove è nata. Il suo percorso creativo inizia con la facoltà di design e discipline della moda presso l’Università degli studi di Urbino Carlo Bò, dove si laurea nel 2010. Dopo esperienze con designer e stilisti, si trasferisce a Ortigia, fondando un paio di anni dopo MILK, un brand di abbigliamento dalle forti suggestioni siciliane. La Sicilia, terra ammaliante, piena di storie da scoprire, la spinge a raccontarsi attraverso gli elementi naturali, creando una collezione di abiti ispirata alle piante del luogo e alla mitologia con il solo utilizzo di materiali organici e tecniche artigianali manuali. Le foglie di palme, di papiri, di fichi d’India, protagoniste dell’abito, vengono impresse attraverso una semplice tecnica di immersione in tintura e pressione su tagli di lino morbidi e netti. Poi passa agli antichi lenzuoli di lino, dimenticati, a volte anche macchiati: ma preziosi, unici, irripetibili e intimi. Il segreto ascolto dell’essenza della sua terra la porta a sperimentare, oltre all’impronta delle piante, anche quella dei pesci e dei muretti a secco, che trasforma in poesia con le pietre segnate dalla forza del ricamo. Nel settembre 2023 ha esposto per la prima volta alla Crumb Gallery presentando il progetto Liturgie siciliane. LUCY JOCHAMOWITZ Lucy Jochamowitz Garibaldi è nata a Lima, in Perù. Dopo aver studiato presso la Facoltà di Arte della Pontificia Università Cattolica del Perù, ha proseguito gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, diplomandosi nel 1983. Ha tenuto la sua prima mostra personale nel 1983 presso la Galleria Ivonne Briceno di Lima. Nel 1989 espone opere su carta al Palazzo dei Vescovi di Pistoia e in Giappone, ad Hammatzushi, presso la Galleria Yamatsumi. Dopo la XIX Biennale di Lubljana e una mostra alla Casa de America Havana, nel 1995 è invitata a rappresentare il Perù alla XLVI Biennale di Venezia con l’installazione di Umbris idearum, un affresco di grandi dimensioni con un cono di luce proiettato: la grande gonna che esplorerà nei lavori successivi. Nel 2000 partecipa alla mostra La parola e l’immagine al Museo Pecci di Prato. Nel 2005 espone A contraviento, una barca di carta circondata da rami di biancospino, al Tessilform di Prato. Al Museo Rodolfo Siviero di Firenze nel 2008 presenta L’ospite, un dialogo con opere della collezione. Nel 2013, oltre a partecipare a diverse collettive, ha esposto Verso casa (Galleria 2.18 di Fano), nel 2016 Picaflor/madreflor ICP-NA Lima, nel 2018 Mirar oltre (Galleria Susanna Orlando, Pietrasanta) e nel 2022 Casa frágil (sala Inca Garcilaso di Lima). Nel 2024 ha realizzato il progetto “Building the House” per Crumb Gallery. Nelle sue opere, che siano dipinti, disegni o sculture, scorre la magia della sua terra d’origine, pervase come sono da una forte matrice femminile che riconduce a immagini ancestrali. Ci sono occhi, ci sono braccia, ci sono corpi di donne, ci sono rivoli, ramificazioni rosse che sembrano vene dove scorre sangue, e tutti arrivano inevitabilmente a una casa, quasi fosse l’utero che ogni cosa ha creato, da dove il tutto ha inizio. Nel progetto “Costruire la casa” le pareti sono fatte di tanti disegni, a china e tempera su carta rosaspina, che raffigurano braccia che si intrecciano, braccia singole, che si protendono l’una verso l’altra, che sembrano quasi lì a proteggere il suo interno. SOPHIE DICKENS Sophie Dickens, trisnipote di Charles Dickens, vive tra l’Italia, la Liguria per l’esattezza, e la Gran Bretagna. Laureata in storia dell’arte presso il Courtauld Institute, Sophie Dickens ha deciso di apprendere gli aspetti pratici della scultura, frequentando la School of Art, aiutata da un meticoloso studio dell’anatomia, appreso in dissezioni cliniche reali (per artisti) presso il dipartimento di anatomia dell’University College di Londra. È stata la prima vincitrice del Founders’ Prize per la scultura figurativa nel 2007 con l’opera intitolata The Turning Man, liberamente ispirata al Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina, è stata esposta al Victoria and Albert Museum di Londra. Tantissime le sculture di grandi dimensioni esposte in collezioni pubbliche e private o realizzate per eventi come le Olimpiadi di Londra del 2012: per l’occasione ideò un’opera che riproduceva, su grande scala, una mossa di judo. In Italia ha partecipato a moltissime esposizioni, come quella che a Torino ha visto in mostra un branco di lupi realizzato con assi di castagno riciclato: il legno riciclato, come quelle delle botti da lei usato insieme al metallo dei cerchi per un branco di cinghiali, è materiale usato spessissimo da Dickens. Per il comune di Pieve di Teco (Liguria) ha realizzato la scultura monumentale Ercole e il leone con listoni in larice medievale provenienti dal restauro del Teatro Salvini ricevuti in dono nel 2020. Sophie Dickens prova a dare la sua personale interpretazione del tema dell’Apocalisse con il progetto realizzato, con il coordinamento di Crumb Gallery, per la Regione Toscana e per una mostra che si è tenuta proprio in galleria: una scultura di grandi dimensioni, alta due metri, il grande cavaliere con il suo cavallo rosso fuoco, che brandisce la spada: Guerra. Grande Cavaliere Apocalittico. Insieme a questa scultura, sempre sul tema, Dickens ha realizzato altre piccole sculture che raffigurano i quattro i cavalieri, disegni a china su carta, studi preparatori. Sono opere in cui si percepisce l’eco dei cavalli delle grandi battaglie, come quella di San Romano dipinta da Paolo Uccello. Sul tema degli Angeli caduti Dickens ha poi realizzato piccole sculture che cadono dal cielo, opere che alludono al momento “apocalittico” che tutto il mondo vive in questo momento.CRUMB GALLERY
Vedi anche: