“Attraverso una ricerca impegnata, costante, motivante e appassionante, Elisabeth Hübscher tenta di risolvere, con forza e al tempo stesso con grazia, la complessità del reale in una visione luminosa e ottimistica dell’esistenza. Le sue sculture comunicano quel senso di sacralità che è sempre più raro nell’arte contemporanea; impongono un’osservazione silenziosa, rispettosa, ricambiando però con una gamma di sensazioni di appagamento, di pace e di serenità. Seguendo un percorso interiore volto a cogliere l’anima delle cose, la loro essenza più profonda e preziosa, elabora sul piano artistico un linguaggio espressivo improntato alla riduzione che genera forme e figure essenziali, armoniose, cariche di mistero, avvolte da un’aura di silenzio e di attesa. Esse si pongono nello spazio come presenze ancestrali, testimoni silenziosi di una Natura in continua metamorfosi, eterna generatrice di Vita. Appartiene a questo interessante ambito di indagine la serie dedicata agli ABBRACCI, opere fitomorfe, vagamente sferiche, forme naturali non sempre identificabili, che si contraddistinguono per la loro linearità (mai geometrica), per la loro semplicità (mai banale), per la loro forma (mai perfetta, in senso classico). Sono sempre contraddistinte da incisioni, tagli, ammaccature superficiali o profonde spaccature che rivelano il loro interno, la loro intimità segreta. Recano il segno di un evento traumatico eppure inevitabile, necessario perché nell’ordine delle cose. Tramite loro, l’artista sembra dirci che l’esistenza stessa è una continua metamorfosi e il cambiamento, anche quando è carico di sofferenza, può portare a una nuova situazione di pace; forse anche ad una nuova gioia e a una nuova bellezza. Nelle composizioni di gruppo la scultrice esprime appieno la sua visione della società, portandoci a riflettere sui valori che la sorreggono e sui mali che la corrompono. Originali, e davvero interessanti sul piano della lettura simbolica, sono i drappelli di persone disposte in cerchio, strette una all’altra, rivolte all’interno. Distinte per corporatura, altezza ed età, appaiono sorreggersi, accomunate dal reciproco conforto e dal raccoglimento. Impossibile trarne un’interpretazione univoca; la composizione potrebbe apparire come l’emblema di un’umanità sofferente, sotto minaccia, in cerca di riparo o, in un’ottica meno drammatica e più distesa, come la coesione sociale basata sull’affetto e sulla fratellanza. Anche LA SALITA si offre a molteplici suggestioni e interpretazioni. Con discrezione, l’autrice suggerisce ma non impone; stimola il senso critico dello spettatore e si ritrae, in attesa di una reazione, concedendo in questo modo a chi osserva le opere la libertà di una lettura aperta e personale.” Emanuela Rindi dott.ssa in Storia dell’Arte ELISABETH HÜBSCHER
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